La parabola dell’efemera
L’efemera è un animale dalla vita meravigliosa e triste.
Cresce protetta dal limo di rivoli e fiumiciattoli sino al momento in cui è pronta per il proprio unico giorno di vita.
Nuota furiosamente verso la superficie e se non sarà abbastanza svelta sarà mangiata dai pesci.
Qui, creatura d’acqua, si arrampica a fatica su foglie e bassa vegetazione e indossa il suo vestito migliore: muta in libellula iridata dalle ali cangianti.
Nella sua meravigliosa forma adulta non ha bocca né apparato digerente: non ne ha bisogno. Esiste per sole 24 ore. Esiste unicamente per amare ed essere amata.
Le efemere adulte cercano con foga la propria anima gemella. Se non la trovano in 24 ore, muoiono e la loro vita è senza significato.
Quando l’efemera celebra l’amore, il maschio feconda le uova e subito dopo muore. La sua vita non serve più.
La femmina, invece, porta le uova al più vicino corso d’acqua dolce e le depone. Il tempo di augurare alla nuova generazione di essere altrettanto fortunata e muore. La sua vita non serve più.
Le efemere vivono unicamente per amare. Un amore totale, puro. Perfetto. E per questo orribile, ingiusto e crudele.
Le efemere sono anche dette “effimere”, ed è significativo, a pensarci bene.
Trovo altrettanto curioso che le efemere che non amano nessuno, di fatto, vivono più a lungo. Solo poche ore di vita in più, da passare in affanno disperato.
Sperando fino all’ultimo di incontrare un’altra efemera sfortunata, da amare prima che sia troppo tardi.
AC, ORIGINE ANIMALE, 13 giugno 2020