Con:
Tu sei infinito
Liberamente tratto da “NOVECENTO” di Alessandro Baricco
LORENZO DI DONATO
Scritto e diretto da Alberto Corba.
Tim Tooney è un musicista: suona la tromba. Per 6 anni quella tromba l’ha suonata
sul Virginian: un transatlantico che fa rotta dall’Europa all’America e ritorno,
costantemente.
Qui, tra i sogni dei migranti, le loro speranze e le loro paure, Tim conosce il
misterioso pianista che non ha mai messo piede a terra. Novecento. Diventa il suo
amico, il confidente, la persona che lo conosce meglio di chiunque… al punto da
svelare il segreto dell’incredibile musica che esce dagli 88 tasti del suo pianoforte.
Tim è l’unico in grado di comprendere le scelte dello schivo e taciturno pianista, il
suo rifiuto di scendere dalla nave e di farsi una vita come tutti gli altri, gli occhi chiusi
quando suona, il suo sguardo unico sul mondo e sul senso della vita. Novecento
nasce e muore su un piccolo universo galleggiante, e ci insegna, così, il bello di ciò
che è finito, di ciò che ha una conclusione. Fissare dei limiti permette di esplorare il
proprio mondo senza limiti, permette, paradossalmente, di essere infiniti.
Novecento sceglie di fermarsi alla scaletta del Virginian, sceglie i tasti bianchi e neri
del suo piano, invariabilmente 88, e sceglie di vivere sino in fondo fedele a quella
musica che non esiste, se non nelle sue mani e nella sua mente.
Tim è il testimone, il messaggero di Novecento. Lo incontriamo in una vita speciale,
lontana dagli anni dell’amicizia con Novecento. Il mondo di Tim è diverso dall’eremo
galleggiante di Novecento, ma è ugualmente povero di soldi e ugualmente ricco di
sogni, di ricordi e di un modo speciale di godersi ogni giorno.
Il racconto di Tim è una musica tutta sua, cui è rimasta attaccata un poco della magia
di 900, tra una nota e l’altra: come un accento quando visiti un posto lontano, come
una sorta di regalo di addio.
Quella musica, Tim la regala a chi si è radunato per ascoltarla: la storia incredibile di
Novecento, che solo Tim può raccontare fino in fondo: è la sua buona storia … e
come dice il suo amico, non sei mai fottuto finché ne hai una.
“Tu sei Infinito” persegue la scelta coraggiosa di porsi rispettosamente a distanza
dall’impegnativa eredità del testo di Baricco. La scelta di partire da una riscrittura è
incidentale: volevamo parlare dell’importanza della fine, della mortalità, della
compiutezza delle cose … e questo è semplicemente il testo più adatto da cui partire,
quello più in linea con il progetto registico.
La meravigliosa prosa su cui abbiamo lavorato è scivolata dolcemente verso un testo
più concreto, spostando l’onere del significato sull’allestimento e soprattutto sulla
voce e sulla fisicità plastica di Lorenzo di Donato.
Laddove l’originale offre spazio per i virtuosismi istrionici dell’attore, l’allestimento di
Tu sei Infinito risulta più intimo, ravvicinato, emozionale. Valorizziamo la natura di
fiaba moderna e per adulti, dando spazio alla magia delle piccole cose, alle emozioni
vere, belle e brutte, dei grandi fatti della vita: la nascita, la morte, l’amicizia, il
cambiamento…
In una scena confusa solo in apparenza si muove un menestrello improbabile:
povertà e decadenza non sono elementi negativi, sono strumenti per allontanarsi da
filtri inutili quali denaro e convenzioni sociali. Non vi è tristezza in questa povertà,
non è un limite, è il giardino in cui gioca un bambino, in cui trova tutto ciò che serve
per ridere, sognare e non avere pensieri.
Una produzione Teatro dei Lupi